Alla fine di ogni cosa by Mauro Garofalo

Alla fine di ogni cosa by Mauro Garofalo

autore:Mauro Garofalo [Garofalo, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788820094164
Google: rzzkCgAAQBAJ
editore: SPERLING & KUPFER
pubblicato: 2016-01-11T23:00:00+00:00


7

Maggio era stato il mese dei roghi.

Tardi, nella notte, i nazisti avevano invaso le strade di Berlino. File di fiaccole, divise marroni con l’emblema della possente aquila sul braccio. Erano passati sotto i palazzi del centro, sfilando con i loro inni di morte. Trascinando cataste di libri, chili e chili di parole, impilate, senza criterio.

Un gruppo di giovani, per fare prima, aveva messo un’intera biblioteca dentro un lenzuolo. L’allegra brigata si faceva largo tra la folla. Uno di loro, un ragazzo col doppio mento e i capelli a spazzola, aveva preso a calci i volumi caduti a terra finché non erano tornati nella rete.

A passo cadenzato, strappavano le copertine dei libri marciando sotto i palazzi. Le tende degli appartamenti chiuse. E fuori la svastica di fuoco che calpestava l’asfalto.

Qualcuno aveva appeso una bandiera rossa con la falce e il martello fuori dal balcone. Più tardi, sarebbero entrati in cinque in quella casa. Avrebbero forzato la porta d’ingresso, nel silenzio sacro del sonno sarebbero scivolati dentro. Passi furtivi ai quattro angoli dell’appartamento, il suono attutito dei manganelli, lamenti soffocati. Di quella bandiera sarebbero rimasti solo grumi di sangue secco sul pavimento.

Il nuovo regime avrebbe fatto scomparire così la spazzatura, con un urlo muto negli occhi e una maschera d’indifferenza a celare il terrore.

Alla Opernplatz, i falò erano pronti. Sotto le mura del grande palazzo grigio, squadrato, la gente si era ammassata, in attesa di sentire Joseph Goebbels elencare i nomi degli autori che, da quel momento in poi, sarebbero stati proibiti.

I riflessi danzanti del fuoco, il palco d’onore per il ministro della Propaganda, intorno i bastoni di legno e il vocio sommesso del popolo. Le picche erano pronte per le teste dei dissidenti, monconi da esporre l’indomani al sole del mattino.

In mezzo alla piazza, la voce del nazismo aveva cominciato la sua lenta nenia d’odio.

Tra la folla, una donna era scivolata in una sorta di estasi. Un soldato l’aveva sorretta.

Goebbels pareva fiammeggiante nel buio.

Il braccio destro di Hitler una maschera di cera, il viso butterato, occhi come pozzi neri.

Sotto i riflessi della luna, Goebbels aveva elencato i nomi dei nemici del Terzo Reich.

Autori che non si sarebbero mai più potuti leggere. Uomini e donne che avevano fissato su un foglio, con parole precise, le proprie vite. Ma Hitler stava crescendo una nuova Germania dedita al culto della morte e della distruzione.

«Ein Volk, ein Reich, ein Führer.»

Poi Goebbels aveva sciolto i ranghi, i cori erano saliti alti nella notte, dalle fiamme fino alle mura. La mano destra alzata: «Heil Hitler».

La piazza era esplosa nel suono aspirato di un nome che avrebbe divorato tutto. Il ministro aveva lasciato il palchetto d’onore, sotto la bandiera dell’aquila che sventolava all’aria di primavera.

Giovani sudati, in maniche di camicia, avevano dato alle fiamme venticinquemila volumi.

Tutte le copie sfuggite sarebbero state requisite nei giorni successivi.

«Dort wo man Bücher verbrennt, verbrennt man auch am Ende Menschen.» Heinrich Heine lo aveva scritto cento anni prima.

Là dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini.

Ma anche Heine, il poeta, scompariva tra le fiamme.



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